Dal 2019 a oggi, come fa notare l'associazione GenderLens che si occupa di varianza di genere nell'infanzia e nell'adolescenza, in Italia i ragazzini che hanno assunto la triptorelina per ritardare la pubertà per motivi legati alla loro identità di genere sono solo 85, ce ne sono invece 15mila che assumono questo farmaco per rallentare la pubertà precoce. Il governo, tuttavia, si sta focalizzando sui centri per gli adolescenti trans, tra ispezioni, mozioni e tavoli di lavoro che mirano a rendere ancora più lungo e difficoltoso il trattamento della disforia di genere nei minori.

il governo contro i farmaci per gli adolescenti transpinterest
NurPhoto
Milano Pride 2018

Tutto è cominciato a gennaio con l'ispezione all'ospedale Careggi di Firenze da parte del ministero della Salute «in merito ai percorsi relativi al trattamento della disforia di genere nei minori e all’uso della triptorelina». La triptorelina è un farmaco analogo dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH) che viene prescritto quando è necessario bloccare o ridurre la produzione di estrogeni e testosterone, come nel la cura di alcuni tumori o in caso di pubertà precoce. Le linee guida internazionali, però, prevedono il ricorso a farmaci di questo tipo anche in caso di disforia di genere in età adolescenziale, se i ragazzi vivono un profondo disagio psicologico per via di un'incongruenza tra la propria identità di genere e il sesso che è stato loro assegnato alla nascita. Bloccando la pubertà si consente a questi ragazzi di decidere con più calma se intraprendere o meno un percorso di riassegnazione di genere limitando, nel mentre, i cambiamenti fisici legati ai caratteri sessuali secondari che possono impattare profondamente sulla salute mentale degli interessati aumentando il rischio di a atti autolesionistici e persino a tentativi di suicidio.

Nella relazione che ha seguito l'ispezione al Careggi il ministero della Salute ha parlato di «elementi di criticità molto significativi» e ha invitato la Regione Toscana a procedere con «una serie di azioni correttive». In particolare è stato sottolineato che «È necessario provvedere che in tutti i casi i pazienti vengano visitati dal neuropsichiatra infantile dell’équipe». La figura del neuropsichiatra dovrà essere strutturata e «Si suggerisce a Careggi di dettagliare ulteriormente il percorso per la presa in carico della disforia inserendo regolare valutazione da parte del neuropsichiatra infantile, in tutti gli adolescenti ai fini della prescrivibilità e della rimborsabilità della triptorelina». L'ospedale dovrà adeguarsi e, per il momento, la direzione sanitaria ha deciso di bloccare tutte le nuove prescrizioni fino a data da destinarsi.

il governo contro i farmaci per gli adolescenti transpinterest
Stefano Guidi
Milano Pride 2023

Nel frattempo il Ministero della Salute e quello della Famiglia hanno annunciato un tavolo di lavoro per valutare l’utilizzo della triptorelina, «finalizzato all’elaborazione di nuove specifiche linee di indirizzo» e il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una mozione che impegna la Giunta a sostenere il tavolo ministeriale, nonostante in Lombardia nessuna struttura attualmente prescriva questo farmaco. Diversi esponenti di Lega e Fratelli d'Italia, inoltre, fanno riferimento alla posizione assunta dal Regno Unito dove il Servizio Sanitario Nazionale ha da poco vietato l’uso di bloccanti della pubertà per il trattamento della disforia di genere nei minori.

«Perché il governo si sta preoccupando degli effetti a lungo termine del farmaco sulla salute di questi 85 ragazzi, mentre degli altri 15mila non parla nessuno?», si chiede l'associazione GenderLens, «Nessuno di questi 85 ragazzi, tra l'altro, ha fino ad ora segnalato problemi derivanti dalle terapie seguite». Gli effetti del farmaco, inoltre, sono reversibili, come ha sottolineato a gennaio una lettera congiunta di endocrinologi, andrologi e neuropsichiatri infantili esperti sul tema. «Purtroppo», si legge nella lettera, «in questi ultimi mesi stiamo assistendo alla diffusione di informazioni errate dal punto di vista scientifico e fuorvianti su un’importantissima e serissima problematica, con l’utilizzo di un linguaggio inappropriato che nulla ha a che vedere con la reale funzione di questo tipo di terapia che non ha certo lo scopo di 'far cambiare sesso ai bambini' ma quello di evitare conseguenze negative sul benessere psicologico e fisico sia a breve che a lungo termine di una popolazione particolarmente fragile e vulnerabile».